La forza del confine è essenziale per un quartiere. Se il confine è troppo debole il quartiere non sarà in grado di mantenere il proprio carattere identificabile.

quindi:

Incoraggiare la formazione di un confine attorno a ciascun quartiere, con cui separarlo dai quartieri limitrofi. Forma questo confine chiudendo strade e limitando accesso al quartiere – dimezzare almeno della metà il normale numero di strade. Poni dei varchi nei punti in cui i percorsi ad accesso limitato attraversano il confine; e fare la zona di confine sufficientemente ampia da contenere luoghi di ritrovo per le funzioni comuni condivise dai diversi quartieri.


  • N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.


    La parete cellulare di una cellula organica è, nella maggior parte dei casi, tanto grande o più grande dell’interno della cellula stessa. Non è una superficie che divide l’interno dall’esterno, ma è un’entità coerente a sé stante che preserva l’integrità funzionale della cellula e permette anche una moltitudine di transazioni tra l’interno della cellula e i fluidi circostanti.
    Cellula con parete cellulare: la parete cellulare è un luogo a sé stante.
    Abbiamo già discusso, in SUBCULTURE BOUNDARY (13), che un gruppo umano, con uno stile di vita specifico, ha bisogno di una barriera intorno a sé per proteggere le proprie idiosincrasie dall’intrusione e dalla diluizione dei modi di vita circostanti. Questo confine di sottocultura funziona proprio come una parete cellulare: protegge la sottocultura e crea spazio per le sue transazioni con le funzioni circostanti.

    Il ragionamento si applica con altrettanta forza a un singolo quartiere, che è una subcultura in miniatura.

    Tuttavia, laddove i confini della subcultura richiedono ampie fasce di terra e attività commerciali e industriali, i confini del quartiere possono essere molto più modesti. In effetti, non è possibile per un quartiere di 500 o più abitanti delimitarsi con negozi, strade e servizi comunitari; semplicemente non ce ne sono abbastanza per tutti. Naturalmente, i pochi negozi di quartiere esistenti – il CAFFÈ ALL’APERTO (88), l’ALIMENTARI DI FRONTE (89) – contribuiranno a formare il limite del quartiere, ma in linea di massima il confine dei quartieri dovrà derivare da un principio morfologico completamente diverso.

    Dalle osservazioni di quartieri che riescono ad essere ben definiti, sia fisicamente che nella mente degli abitanti, abbiamo imparato che la caratteristica più importante del confine di un quartiere è l’accesso limitato: i quartieri ben definiti hanno percorsi e strade che vi conducono ben precisi e relativamente pochi.

    Ad esempio, ecco una mappa del quartiere di Etna Street a Berkeley.

    Ci sono solo sette strade che entrano in questo quartiere, rispetto alle quattordici che ci sarebbero in una tipica area con la griglia stradale. Tutte le altre strade terminano a T all’estremità del quartiere. Pertanto, mentre il quartiere di Etna Street non è letteralmente murato rispetto alla comunità, l’accesso è sottilmente limitato. Il risultato è che le persone non entrano nel quartiere in macchina a meno che non abbiano degli affari lì; e quando si trovano nel quartiere, riconoscono di essere in una parte distinta della città.

    Naturalmente, il quartiere non è stato “creato” deliberatamente. Era un’area di Berkeley che è diventata un quartiere identificabile a causa di questa particolarità del sistema stradale.

    Un esempio estremo di questo principio è la Fuggerei ad Augsburg, illustrata in QUARTIERE IDENTIFICABILE (14). La Fuggerei è interamente delimitata da retro di edifici e mura, e i sentieri che vi conducono sono stretti e contrassegnati da ingressi.

    In effetti, se l’accesso è limitato, significa, per definizione, che quei pochi punti in cui è possibile l’accesso acquisteranno una speciale importanza. In un modo o nell’altro, sottilmente o più palesemente, diventeranno ingressi, che segnano il passaggio al quartiere. Ne discutiamo più a fondo in INGRESSI PRINCIPALI (53). Ma il fatto è che ogni quartiere di successo è identificabile perché ha delle porte d’ingresso che ne delimitano i confini: il confine prende vita nella mente delle persone perché riconoscono gli ingressi.

    Nel caso in cui l’idea di ingressi sembri troppo chiusa, facciamo subito notare che la zona di confine – e in particolare le parti intorno agli ingressi – deve anche formare una sorta di luogo di incontro pubblico, dove i quartieri si uniscono. Se ogni quartiere è un’entità autosufficiente, allora la comunità di 7000 abitanti a cui appartengono i quartieri non avrà alcun controllo sul terreno interno ai quartieri. Ma controllerà tutto il terreno tra i quartieri – il terreno di confine – perché è proprio qui che le funzioni comuni a tutti i 7000 abitanti devono trovare spazio. In questo senso, i confini non solo servono a proteggere i singoli quartieri, ma allo stesso tempo li uniscono nei loro processi più ampi.

    Il modo più semplice di creare un confine intorno a un quartiere è quello di rivoltare gli edifici verso l’interno, e di interrompere i percorsi che attraversano il confine, ad eccezione di uno o due in punti speciali che diventano ingressi principali (INGRESSI PRINCIPALI (53)); il terreno pubblico del confine può includere un parco, strade di raccolta, piccoli parcheggi e comunità di lavoro, qualsiasi cosa che formi un bordo naturale (STRADE PARALLELE (23), COMUNITÀ DI LAVORO (41), RETRI TRANQUILLI (59), VERDE ACCESSIBILE (60), PARCHEGGIO PROTETTO (97), PICCOLI PARCHEGGI (103)). Per quanto riguarda i luoghi di incontro al confine, possono essere qualsiasi funzione di quartiere che invita al ritrovo: un parco, un garage condiviso, una stanza all’aperto, una strada commerciale, un parco giochi (STRADA COMMERCIALE (32), BACINI E CORSI D’ACQUA (64), STANZA ALL’APERTO PUBBLICA (69), CIMITERI (70), IMPIANTI SPORTIVI DI QUARTIERE (72), PARCO GIOCHI AVVENTURA (73).


    da: C. Alexander et al., A Pattern Language, Oxford University Press, New York, 1977

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