Un Linguaggio di Pattern

Man mano che vi addentrerete nel territorio dei pattern, vi accorgerete che molti pattern hanno subito una forte influenza dalla cultura californiana degli anni ’70. Non credo che sia un difetto, ma credo che si debba prendere atto che il tempo è passato.

Nonostante ciò, la struttura del linguaggio e la genericità dei pattern fanno si che si possa adattarli senza sforzo al mondo contemporaneo. Anzi, mi verrebbe da dire che a maggior ragione nella cultura architettonica e urbanistica attuale – in Italia soprattutto – si sente il bisogno di sviluppare un approccio progettuale più “umanistico” (non antiscientifico, ma nemmeno sottomesso alla dittatura dei numeri).

Come si usa il libro

A Pattern Language: Towns, Buildings, Construction va considerato come un dizionario. Non dico che sia inutile leggerlo da cima a fondo, ma il volume è pensato per essere consultato al fine di realizzare la griglia di riferimento del progetto. Le istruzioni, corredate da esempi, sono nei capitoli finali del Timeless Way of Building, che ti invito a leggere.

Si tratta di un processo semplice che riassumo nel post Come si usano i pattern.

Nel mondo contemporaneo, può sembrare difficile applicare certi pattern che sembrano fortemente ideologizzati o che propongo l’uso di modalità progettuali e costruttive che non esistono o che non esistono più. Ti invito a considerare sempre le indicazioni date da ogni singolo pattern come l’invito a valutare le soluzioni che intendi applicare al tuo progetto all’interno del disegno complessivo, della trama di relazioni che ogni progetto realizza, pur con le eccezioni e i limiti che ogni progetto porta con sè, senza mai perdere di vista il fine ultimo, che è la generazione della qualità e della vitalità dello spazio del tuo progetto.


A Pattern Language: Towns, Buildings, Construction is a 1977 book on architecture, urban design, and community livability. It was authored by Christopher Alexander, Sara Ishikawa and Murray Silverstein of the Center for Environmental Structure of Berkeley, California, with writing credits also to Max Jacobson, Ingrid Fiksdahl-King and Shlomo Angel. Decades after its publication, it is still one of the best-selling books on architecture.[1]

The book creates a new language, what the authors call a pattern language derived from timeless entities called patterns. As they write on page xxxv of the introduction, “All 253 patterns together form a language.” Patterns describe a problem and then offer a solution. In doing so the authors intend to give ordinary people, not only professionals, a way to work with their neighbours to improve a town or neighbourhood, design a house for themselves or work with colleagues to design an office, workshop, or public building such as a school.


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