Non c’è un sostituto per il camino.

quindi:

costruisci il camino in uno spazio comune – forse in cucina – dove fornisce un focus naturale per parlare, sognare e pensare. Regola la posizione finché non unisce insieme gli spazi sociali e le stanze intorno a esso, dando a ciascuna di loro uno sguardo sul fuoco; e crea una finestra o un altro focus per sostenere il luogo durante i momenti in cui il fuoco è spento.

  • N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.


    La televisione spesso dà un punto focale alla stanza, ma non è altro che un debole sostituto per qualcosa che è effettivamente vivo e sfarfallante all’interno della stanza. Il bisogno di fuoco è quasi altrettanto fondamentale quanto il bisogno di acqua. Il fuoco è un punto di riferimento emotivo, paragonabile a alberi, altre persone, una casa, il cielo. Ma il camino tradizionale è quasi obsoleto, e quelli nuovi sono spesso aggiunti alle case come “oggetti di lusso”. Forse questo spiega perché questi camini da esposizione sono sempre così male posizionati. Privati della logica della necessità, sembrano un’aggiunta tardiva, non veramente integrata.

    La dichiarazione più convincente del bisogno di fuoco che abbiamo trovato è nel libro di Gaston Bachelard, La psicoanalisi del fuoco. Ecco una lunga citazione di Bachelard per darti un’idea della potenza del suo argomento.

    Il fuoco confinato nel camino era senza dubbio per l’uomo il primo oggetto di sogno, il simbolo del riposo, l’invito al riposo. Difficilmente si può concepire una filosofia del riposo che non includa un sogno davanti a un fuoco ardente. Così, a nostro avviso, essere privati di un sogno davanti a un fuoco ardente significa perdere il primo uso e il vero uso umano del fuoco. Certo, un fuoco ci riscalda e ci dà conforto. Ma si diventa pienamente consapevoli di questa sensazione confortante solo dopo un lungo periodo di contemplazione delle fiamme; si riceve conforto dal fuoco solo quando si appoggiano i gomiti sulle ginocchia e si tiene la testa tra le mani. Questa attitudine proviene dal passato remoto. Il bambino davanti al fuoco la assume naturalmente. Non per niente è l’atteggiamento del Pensatore. Conduce a un tipo molto speciale di attenzione che non ha nulla in comune con l’attenzione richiesta per guardare o osservare. Molto raramente viene utilizzata per qualsiasi altra forma di contemplazione. Quando si è vicino al fuoco, bisogna essere seduti; bisogna riposare senza dormire; bisogna impegnarsi in un sogno su un oggetto specifico…

    Naturalmente, i sostenitori della teoria della formazione utilitaristica della mente non accetteranno una teoria così facile nel suo idealismo, e ci faranno notare i molteplici usi del fuoco per accertare l’interesse esatto che abbiamo in esso: il fuoco non solo dà calore, ma cuoce anche le carni. Come se il complesso focolare, il focolare del contadino, escludesse il sogno!…

    …Dai denti intagliati del gancio del camino pendeva il calderone nero. La pentola a tre gambe sporgeva sulle braci calde. Gonfiando le guance per soffiare nel tubo di acciaio, mia nonna riaccendeva le fiamme addormentate. Tutto sarebbe stato cucinato contemporaneamente: le patate per i maiali, le patate scelte per la famiglia. Per me ci sarebbe stata un’uovo fresco che cuoceva sotto le ceneri… nei giorni in cui mi comportavo bene, avrebbero portato fuori il ferro per le cialde. Rettangolare nella forma, schiacciava il fuoco di spine ardenti come le punte di gigli spada. E presto la gaufre o cialda sarebbe stata premuta contro il mio grembiule, più calda alle dita che alle labbra. Sì, allora davvero stavo mangiando fuoco, mangiando il suo oro, il suo odore e persino il suo crepitio mentre la gaufre ardente croccava sotto i miei denti…

    […]


    da: C. Alexander et al., A Pattern Language, Oxford University Press, New York, 1977

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