Gli edifici isolati sono sintomi di una società malata disconnessa.

quindi:

Collega il tuo edificio, ove possibile, agli edifici esistenti tutt’intorno. Non lasciare gli edifici schiena a schiena; invece, prova a formarne di nuovi edifici come continuazione degli edifici più antichi.

  • N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.


    Anche in aree di media e alta densità dove gli edifici sono molto vicini tra loro e dove ci sono forti ragioni per connetterli in un’unica struttura, le persone insistono comunque nel costruire strutture isolate, con piccole porzioni di spazio inutile intorno ad esse. Questi edifici pretendono di essere indipendenti l’uno dall’altro – e questa finzione porta a uno spreco di spazio intorno ad essi. Infatti, ai nostri giorni, gli edifici isolati e indipendenti sono così comuni che abbiamo imparato a darli per scontati, senza rendersi conto che tutta la disintegrazione psicosociale della società è incarnata nel fatto della loro esistenza. È più facile comprendere questo concetto a livello emotivo. La casa, nei sogni, spesso rappresenta il sé o la persona del sognatore. Una città di edifici separati, in un sogno, sarebbe un’immagine della società, composta da sé separati e isolati. E le vere città che hanno questa forma, come nei sogni, incarnano proprio questo significato: perpetuano l’arrogante supposizione che le persone stiano da sole e che esistano indipendentemente l’una dall’altra.

    Quando gli edifici sono isolati e indipendenti, non è ovviamente necessario che le persone che li possiedono, li usano e li riparano interagiscano affatto tra loro. Al contrario, in una città in cui gli edifici si appoggiano fisicamente l’uno all’altro, il semplice fatto della loro adiacenza costringe le persone a confrontarsi con i loro vicini, a risolvere i miriadi di piccoli problemi che sorgono tra loro, a imparare ad adattarsi alle bizze degli altri, a imparare ad adattarsi alle realtà esterne, che sono più grandi e più impenetrabili di loro.

    Non è solo vero che gli edifici collegati hanno questi effetti benefici e che gli edifici isolati hanno effetti negativi. Sembra molto probabile – anche se non abbiamo prove per dimostrarlo – che, in realtà, gli edifici isolati siano diventati così popolari, automatici e dati per scontati nel nostro tempo, perché le persone cercano rifugio dal bisogno di confrontarsi con i loro vicini, rifugio dal bisogno di risolvere problemi comuni. In questo senso, gli edifici isolati non sono solo sintomi di ritiro, ma perpetuano e nutrono anche la malattia.

    Se così fosse, non è troppo dire che in quelle parti della città dove le densità sono relativamente alte, gli edifici isolati e le leggi che li creano e li applicano stanno minando il tessuto della società tanto fortemente e persistentemente come qualsiasi altro male sociale del nostro tempo.

    Contrastando, Sitte offre una bellissima discussione, con molti esempi, sul modo normale in cui gli edifici erano collegati nell’antichità:
    Il risultato è davvero sorprendente, poiché tra 255 chiese:
    41 hanno un lato attaccato ad altri edifici
    96 hanno due lati attaccati ad altri edifici
    110 hanno tre lati attaccati ad altri edifici
    2 hanno quattro lati ostruiti da altri edifici
    6 sono liberi
    255 chiese in totale; solo 6 sono libere.
    Riguardo a Roma, quindi, si può prendere come regola che le chiese non venivano mai erette come strutture libere. Quasi la stessa cosa è vera, infatti, per l’intera Italia. Come sta diventando chiaro, la nostra attitudine moderna va precisamente contro questa procedura ben integrata e ovviamente pensata. Non sembriamo pensare possibile che una nuova chiesa possa essere situata altrove che al centro del suo terreno edificabile, in modo che ci sia spazio tutto intorno ad essa. Ma questa disposizione offre solo svantaggi e non un solo vantaggio. È la meno favorevole per la costruzione, poiché il suo effetto non è concentrato da nessuna parte ma è disperso tutto intorno ad essa. Un edificio così esposto sembrerà sempre come una torta su un piatto da portata. Per cominciare, ogni integrazione organica con il sito è esclusa. . . .
    È davvero una moda sciocca, questa mania di isolare gli edifici. . . . (Camillo Sitte, City Planning According to Artistic Principles, New York: Random House, 1965, pp. 25-31).

    Connetti gli edifici con portici, e stanze all’aperto, e cortili dove non possono essere collegati fisicamente, parete a parete – CORTILI CHE VIVONO (115), PORTICI (119), STANZE ALL’APERTO (163).


    da: C. Alexander et al., A Pattern Language, Oxford University Press, New York, 1977

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