Un giardino è il posto ideale per stendersi nell’erba, dondolare, fare croquet, coltivare fiori, lanciare una palla per il cane. Ma c’è un altro modo di essere all’aperto: e le sue esigenze non sono affatto soddisfatte dal giardino.

quindi:

costruire un luogo all’aperto che abbia così tanta chiusura intorno a esso, da assumere la sensazione di una stanza, anche se è aperto al cielo. Per fare questo, definirlo agli angoli con colonne, forse coprirlo parzialmente con un trellis o un tetto scorrevole in tela, e creare “pareti” intorno ad esso, con recinzioni, muri per sedersi, schermi, siepi o le pareti esterne dell’edificio stesso.

  • N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.


    Per alcuni stati d’animo, alcuni momenti della giornata, alcuni tipi di amicizia, le persone hanno bisogno di un luogo dove mangiare, sedersi in abiti formali, bere, parlare insieme, stare fermi eppure all’aperto. Hanno bisogno di una stanza all’aperto, una stanza letteralmente all’aperto – uno spazio parzialmente chiuso, all’aperto, ma abbastanza simile a una stanza in modo che le persone si comportino lì come fanno nelle stanze, ma con le aggiunte di bellezze del sole, del vento, degli odori, delle foglie fruscianti e dei grilli. Questa esigenza si verifica ovunque. Non è esagerato dire che ogni edificio ha bisogno di una stanza all’aperto adiacente ad esso, tra esso e il giardino; e ancora di più, che molti dei luoghi speciali in un giardino – luoghi soleggiati, terrazze, gazebi – devono essere resi anche come stanze all’aperto.

    L’ispirazione per questo pattern proviene dal capitolo di Bernard Rudofsky, “The Conditioned Outdoor Room”, in Behind the Picture Window (New York: Oxford Press, 1955).

    In una casa-giardino splendidamente organizzata, si dovrebbe essere in grado di lavorare e dormire, cucinare e mangiare, giocare e oziare. Senza dubbio, questo suona specioso per chi vive sempre al chiuso e ha bisogno di ulteriori spiegazioni.

    Di solito, l’abitante del nostro clima non si avventura nei suoi dintorni immediati. Il suo avamposto più lontano è il portico con zanzariera. Il giardino – se c’è – rimane inutilizzato tra le feste in giardino. Infatti, quando parla dell’esterno, raramente si riferisce al suo giardino. Non pensa ai giardini come a spazi abitabili potenziali. . . . Come il salotto delle nostre nonne, il giardino è oggetto di cure eccessive. Come il salotto, non è fatto per essere vissuto. In un’epoca che mette in primo piano l’utilità, questo è molto irregolare. Per quanto paradossale possa sembrare, l’uso di pareti in vetro negli ultimi anni ha allontanato il giardino. Anche la “finestra panoramica”, come viene chiamata la versione domestica della vetrina, ha contribuito all’allontanamento tra interno ed esterno; il giardino è diventato un giardino per spettatori.

    […]


    da: C. Alexander et al., A Pattern Language, Oxford University Press, New York, 1977

    Condividi via:

    Lascia una risposta

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    ridone.net::patterns
    error: Contenuto Protetto - Protected Content