Gli individui non hanno voce efficace in nessuno comunità di oltre 5000-10.000 persone.

quindi:

Decentralizzare le amministrazioni cittadine in modo tale da dare il controllo locale a comunità da 5.000 a 10.000 persone. Il più vicino possibile, usando i naturali confini geografici e storici per contrassegnare queste comunità. Dai ad ogni comunità il potere di avviare, decidere ed eseguire gli affari che la riguardano da vicino: uso del suolo, abitazione, manutenzione, strade, parchi, polizia, istruzione, welfare, servizi di vicinato.


  • N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.


    Le persone possono avere un effetto autentico sul governo locale solo quando le unità di governo locale sono comunità autonome, autogovernanti e auto-finanzianti, abbastanza piccole da creare la possibilità di un legame immediato tra il cittadino comune e i suoi rappresentanti e funzionari locali eletti.

    Questa è un’idea antica. Fu il modello della democrazia ateniese nel III e IV secolo a.C.; fu il piano di Jefferson per la democrazia americana; fu la tattica che Confucio adottò nel suo libro sul governo, il Grande Studio.

    Per queste persone, la pratica dell’esercizio del potere sulle questioni locali era un’esperienza di soddisfazione intrinseca. Sofocle scrisse che la vita sarebbe insopportabile se non ci fosse la libertà di iniziare l’azione in una piccola comunità. E si considerava che questa esperienza non fosse solo buona di per sé, ma fosse l’unico modo di governare che non avrebbe portato alla corruzione. Jefferson voleva distribuire il potere non perché “la gente” fosse così brillante e intelligente, ma proprio perché era incline all’errore, ed era quindi pericoloso investire il potere nelle mani di pochi che inevitabilmente avrebbero commesso grandi errori.

    “Spezzare il paese in circoscrizioni” era il suo slogan di campagna, in modo che gli errori fossero gestibili e le persone potessero esercitarsi e migliorare.

    […]


    da: C. Alexander et al., A Pattern Language, Oxford University Press, New York, 1977


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