Più del 90 per cento delle persone che camminano in un quartiere ordinario sono malsane, giudicando con semplici criteri biologici. Questa cattiva salute non può essere curata dagli ospedali o dalla medicina.

quindi:

Sviluppare gradualmente una rete di piccoli centri sanitari, magari uno per comunità di 7000, in tutta la città; ogni attrezzatura per curare le malattie quotidiane sia mentali che fisiche, in bambini e adulti – ma organizzati essenzialmente attorno a un’enfasi funzionale su quelle attività ricreative ed educative che aiutano a mantenere le persone in buona salute, come il nuoto e ballare.

  • N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.


    Gli ospedali mettono l’accento sulla malattia. Sono enormemente costosi; sono scomodi perché troppo centralizzati; e tendono a creare malattia invece di curarla, perché i medici vengono pagati quando le persone sono malate.
    In contrasto, nella medicina tradizionale cinese, le persone pagano il medico solo quando sono in salute; quando sono malati, lui è obbligato a curarli, senza pagamento. I medici hanno incentivi per mantenere le persone in salute.
    Un sistema di assistenza sanitaria in grado di mantenere effettivamente le persone sane, sia nella mente che nel corpo, deve mettere l’accento sulla salute, non sulla malattia. Deve quindi essere fisicamente decentralizzato, in modo che sia il più vicino possibile alle attività quotidiane delle persone. E deve essere in grado di incoraggiare le persone nelle pratiche quotidiane che portano alla salute. Il nucleo della soluzione, per quanto possiamo vedere, deve essere un sistema di piccoli centri sanitari, ampiamente distribuiti, che incoraggiano attività fisiche come nuoto, danza, sport e aria fresca – e forniscono trattamenti medici solo come effetto collaterale di queste attività.
    Ci sono prove convergenti e speculazioni nella letteratura sanitaria che i centri sanitari con queste caratteristiche, organizzati secondo la filosofia della manutenzione della salute, siano critici. (Vedi, ad esempio: William H. Glazier, “The Task of Medicine,” Scientific American, Vol. 228, No. 4, aprile 1973, pp. 13-17; e Milton Roemer, “Nationalized Medicine for America,” Transaction, settembre 1971, p. 31.)
    Sappiamo di diversi tentativi di sviluppare programmi di assistenza sanitaria che siano in linea con questa proposta. Nella maggior parte dei casi, però, i programmi falliscono nelle loro speranze perché, nonostante le loro buone intenzioni, tendono ancora a servire i malati, non lavorano per mantenere la salute. Prendi, ad esempio, i cosiddetti “centri di salute mentale comunitari” incoraggiati dall’Instituto Nazionale di Salute Mentale degli Stati Uniti durante la fine degli anni ’60. Sulla carta, questi centri sono destinati a incoraggiare la salute, non a curare la malattia.

    […]


    da: C. Alexander et al., A Pattern Language, Oxford University Press, New York, 1977


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