
150. Un luogo dove aspettare
Il processo di attesa comporta conflitti intrinseci.
quindi:
Nei luoghi dove le persone finiscono per aspettare (un autobus, un appuntamento, un aereo), crea una situazione che rende l’attesa positiva. Fondi l’attesa con un’altra attività – giornale, caffè, tavoli da biliardo; qualcosa che attira le persone che non stanno semplicemente aspettando. E anche l’opposto: crea un luogo che può condurre una persona in attesa ad una riflessione; tranquillo; un silenzio positivo.
N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.
Da un lato, qualunque cosa stiano aspettando le persone – il medico, un aereo, un appuntamento di lavoro – ha delle incertezze incorporate, che rendono inevitabile che debbano passare molto tempo in attesa, facendo niente. D’altra parte, di solito non possono permettersi di godersi questo tempo. Poiché è imprevedibile, devono rimanere proprio alla porta. Poiché non sanno mai esattamente quando sarà il loro turno, non possono nemmeno fare una passeggiata o sedersi fuori. Devono rimanere nel ristretto confine della sala d’attesa, aspettando il loro turno.
Ma questo, naturalmente, è una situazione estremamente demoralizzante: nessuno vuole aspettare al richiamo di qualcun altro. Le opere più grandi di Kafka, Il Castello e Il Processo, trattano entrambe quasi interamente il modo in cui questo tipo di atmosfera distrugge un uomo.
La classica “sala d’attesa” non fa nulla per risolvere questo problema. Una piccola stanza stretta e triste, con persone che si fissano l’un l’altra, agitandosi, una o due riviste da sfogliare – questa è la situazione che crea il conflitto. La prova dell’effetto mortificante di questa situazione proviene da Scott Briar (“Welfare From Below: Recipients’ Views of the Public Welfare System,” in Jacobus Tenbroek, ed., The Law and the Poor, San Francisco: Chandler Publishing Company, 1966, p. 52). Sappiamo tutti che il tempo sembra passare più lentamente quando siamo annoiati, ansiosi o inquieti. Briar ha scoperto che le persone in attesa negli uffici di assistenza sociale pensavano costantemente di aver aspettato più a lungo di quanto avessero effettivamente fatto. Alcuni pensavano di aver aspettato quattro volte tanto.
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