Nessun edificio si sentirà mai giusto per le persone che vi abitano, a meno che gli spazi fisici (definiti da colonne, pareti e soffitti) siano congruenti con gli spazi sociali (definiti dalle attività e dai gruppi umani).

quindi:

il primo principio della costruzione è: in nessun caso permettere all’ingegneria di dettare la forma dell’edificio. Posiziona gli elementi portanti – le colonne, le pareti e i pavimenti – in base agli spazi sociali dell’edificio; non modificare mai gli spazi sociali per adeguarli alla struttura ingegneristica dell’edificio.

  • N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.


    Tuttavia, questa congruenza è quasi mai presente nella costruzione moderna. Molto spesso gli spazi fisici e sociali sono incongruenti. La costruzione moderna – cioè la forma di costruzione più comunemente praticata nella metà del XX secolo – di solito costringe gli spazi sociali nella struttura di un edificio la cui forma è determinata da considerazioni ingegneristiche.

    Ci sono due diverse versioni di questa incongruenza.

    Da un lato, ci sono quegli edifici la cui forma strutturale è molto esigente e in realtà costringe lo spazio sociale a seguire la forma della costruzione – le cupole di Buckminster Fuller, i parabolidi iperbolici, le strutture a tensione sono esempi.

    D’altra parte, ci sono quegli edifici in cui ci sono pochissimi elementi strutturali – poche colonne giganti e nient’altro. In questi edifici gli spazi sociali sono definiti da partizioni leggere e non strutturali che fluttuano liberamente all’interno della struttura fisica “neutra” data dall’ingegneria. Gli edifici di Mies van der Rohe e Skidmore Owings e Merrill sono esempi.

    Argomenteremo ora che entrambi questi tipi di incongruenza causano danni fondamentali – per ragioni completamente diverse.
    Nel primo caso, la struttura causa danni semplicemente perché limita lo spazio sociale e lo rende diverso da ciò che naturalmente vorrebbe essere. Per essere specifici: sappiamo dai nostri esperimenti che le persone sono in grado di utilizzare questo linguaggio di pattern per progettare edifici per se stessi; e che i piani che creano, non ostacolati da altre considerazioni, hanno una sorprendente gamma di disposizioni libere, sempre finemente sintonizzate sui dettagli delle loro vite e abitudini.

    […]


    da: C. Alexander et al., A Pattern Language, Oxford University Press, New York, 1977

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